L'università e il diritto oggi

maggio 25, 2017
post è tratto da “Diritto Privato. Una conversazione” - Il Mulino
Pietro Rescigno, Giorgio Resta, Andrea Zoppini


L’università ha conosciuto negli ultimi decenni una trasformazione che ne ha mutato, dalle radici, strutture e funzione: il processo in atto viene presentato spesso nel segno della conversione dell’università di élite in una scuola di massa. Credo che un decremento dal punto di vista qualitativo sia innegabile. Tuttavia, gli ultimi anni hanno aperto nuove strade. 

Molti giovani vanno all’estero con propositi non solo di accumulare un’esperienza, tornare e mettere a frutto gli arricchimenti conseguiti all’estero, ma anche di rimanerci, intravvedendo prospettive più vantaggiose in termini di profitto e di svolgimento delle attività professionali. Questa è una delle grandi novità, che ha avuto una risposta positiva notevole: anticipare l’esperienza, che poi si traduca nelle scelte fondamentali dei giovani all’estero è un dato importante.


In un sistema globale della conoscenza, la circolazione dei soggetti è un elemento assolutamente fisiologico. Credo si debbano senz’altro incoraggiare la formazione plurale del giurista, nel senso della pluralità di sedi e ordinamenti giuridici nei quali tale formazione si compie; lo sguardo curioso e attento a discipline che non siano strettamente giuridiche, ma possano contribuire alla migliore comprensione e alla stessa regolamentazione dei fenomeni reali, come l’economia o la sociologia; la sensibilità storica, che rappresenta un presupposto ineludibile non soltanto per un consapevole confronto tra sistemi e tradizioni giuridiche, ma per lo stesso proficuo svolgimento dei compiti attribuiti al giurista positivo


Nello studio del diritto nazionale dovrebbero inserirsi, per tutti gli istituti, approfondimenti che consentano di accedere con un adeguato grado di consapevolezza al diritto europeo. Oggi ci sono settori per i quali ragionare in una prospettiva europea, e quindi anche nel senso di un ragionamento condotto non soltanto sulle fonti comunitarie, ma anche su ciò che di comune può ravvisarsi nei singoli ordinamenti nazionali, è sicuramente il modo migliore di impostare lo studio e l’apprendimento. A patto di non eccedere nel sacrificio dello studio del diritto nazionale.